Soia e tumore: sfatiamo un mito

La soia è un cibo molto controverso.

Per anni ha avuto una cattiva reputazione, a causa del- la ricchezza di fitoestrogeni.

Alcuni oncologi raccomandavano alle pazienti con tumore al seno di evitare i prodotti a base soia, in quanto temevano che questi potessero interferire con le terapie ormonali, ma studi su migliaia di pazienti documentano che, anzi, mangiare un po’ di soia può migliorare la prognosi. (ndr Fonte AICR)

L’utilizzo di prodotti come la zuppa di miso sono associati ad un minor rischio di recidive al seno (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3695331/)

La soia, come altri legumi, e le verdure della famiglia delle crocifere, hanno una certa tossicità tiroidea, in particolare se c’è carenza di iodio. Esistono infatti certi alimenti (detti gozzigeni) che ci richiedono più iodio (in quanto interferiscono con il metabolismo dello stesso). Ad esempio broccoli, cavoli, cavolfiori, soia, rapa, ecc. Ma questo non vuol dire che non bisogna usarli. Ma semplicemente con moderazione qualora vi sia una problematica di ipotiroidismo da carenza di iodio. Lo iodio è importante per il buon funzionamento della tiroide. E’ importante che il suo apporto non sia né deficitario, né eccessivo.

Non a caso, in Giappone, i piatti a base di soia (uno degli alimenti gozzigeni) sono spesso associati ad alghe marine, molto ricche di iodio. Si tratta di non esagerare con le quantità.

Da cui, l’importanza dell’uso delle alghe. Da valutare comunque sempre in base alla propria condizione. E da non abusare con le quantità. Nessun problema, quindi con la piccola dose della zuppa di miso.

La soia, inoltre, interferirebbe con l’assorbimento dei farmaci per l’ipotiroidismo: si tratta semplicemente di non consumarne nelle 3-4 ore successive all’assunzione delle pillole.

Qualcuno sostiene che la soia sia tutta geneticamente modificata. Effettivamente, buona parte lo è. Ecco perché è bene sceglierla biologica.